La verità che ci viene comunicata corrisponde al pensiero o alla convenienza di chi ce la comunica.

Questo fatto può essere scontato da un lato è sconvolgente dall’altro.

Negli ultimi decenni, con l’avvento prepotente nella vita quotidiana di una quantità sempre più grande e disponibile di informazioni, abbiamo forse pensato che la nostra conoscenza della verità fosse sempre più approfondita e precisa.

In questi anni abbiamo però appreso che tutto ciò che ci viene comunicato può essere stato sottoposto a manipolazione, dalle notizie scritte, alle foto, ai video.

Si stima che di tutto ciò che è presente in internet circa l’ottanta per cento sia falso o non corretto ed abbiamo imparato a conoscere il termine fake news, cioè notizie false.

In questo momento stiamo assistendo, attraverso tutti i media ad una guerra assurda e sanguinosa come lo sono tutte, ma questa ci tocca più da vicino, perché si sta combattendo vicino a noi, perché potremmo esserne coinvolti da un giorno all’altro e non ultimo perché paghiamo anche noi quotidianamente il prezzo di questa mostruosità.

Noi ovviamente riceviamo le informazioni da una delle due parti, che in quanto tale è “di parte” e non vogliamo entrare nel merito di quanto ci sia di “vero” in tutto ciò che ci viene comunicato, per il semplice motivo che non lo sappiamo e non lo possiamo sapere.

Dov’è la verità?

La verità che accettiamo dipende da quali sono le nostre idee e le nostre posizioni e se tutti o quasi sono contrari alla guerra in quanto tale, quando si inizia a parlare nello specifico le posizioni si definiscono con varie diversità.

C’è la maggioranza assoluta che condanna l’aggressore, c’è nella minoranza chi addirittura dà la vita per combattere a fianco dell’aggressore.

Certamente una cosa è fuori discussione, non ci sono dubbi sull’aggressore, mentre le discussioni su ciò che è avvenuto prima dell’aggressione assumono gli aspetti più disparati.

Non vogliamo entrare in questo dibattito, ma mettere in evidenza un parallelo che sembra assurdo, ma non lo è poi così tanto, con quanto prevedono le leggi sulla sicurezza dei prodotti.

Sia per la gestione delle notizie e quindi per la definizione della “verità”, sia per quanto riguarda la garanzia di sicurezza dei prodotti, si passa sempre per lo stesso punto, che spesso siamo portati a dimenticare.

Tutto dipende dall’onestà dell’uomo.

L’onestà intellettuale del cronista e di chi rileva e comunica i fatti, l’onesta del fabbricante che dichiara sicuro il suo prodotto.

Prescindendo da questo semplice valore “l’onestà”, tutto può essere vero o falso, tutto può essere messo in discussione, di tutto si può dubitare, perché la libertà lascia ad ogni persona la possibilità di comportarsi onestamente ed anche di sbagliare onestamente, oppure agire nel modo contrario.

Pertanto, per poter capire qual è la verità, sia sui fatti più gravi che accadono nel mondo, sia, più banalmente, sulla sicurezza dei prodotti che utilizziamo tutti i giorni, dovremmo concentrarci sulla valutazione di “chi” ci comunica le informazioni e non sulle notizie in sé.

I filmati sui bombardamenti e sulle stragi possono essere veri, verosimili o falsi, le dichiarazioni sulla sicurezza dei prodotti possono essere vere, verosimili o false.

Chi fa la differenza è “l’uomo” e la sua onestà, che rientra nel libero arbitrio ed in quanto tale è una prerogativa di tutti, ma una scelta di pochi.