Per evitare il rischio di sembrare un “lisciapelo” anticipo subito che non sono favorevole alle corporazioni, alle lobbies, alle categorie privilegiate, ne cito alcune solo come promemoria: i tassisti, i balneari, i gondolieri e tutti coloro che per ragioni che hanno radici nel peggior clientelismo nato nel ventennio ed anche prima e proliferato nelle varie repubbliche, hanno dei privilegi di casta, che nulla hanno a che vedere con la tanto sbandierata meritocrazia.

Che merito c’è nel nascere figlio di un gondoliere o di un notaio e poter così godere dei benefici che per secoli hanno avuto i nati con il “sangue blu”.

Ritengo che qualsiasi persona intellettualmente onesta dovrebbe riconoscere che nessun merito si tramanda di padre in figlio e che ognuno dovrebbe meritarsi ciò che ottiene. Credo che però questo pensiero sia più utopistico che ritenere possibile un mondo fatto solo di uomini onesti.

Adesso che mi sono certamente conquistato le simpatie di molti, passo all’argomento specifico che riguarda i tassisti a quali va tutta la mia solidarietà nella loro lotta contro i vari Uber di turno.

Da circa 15 anni passo i mesi invernali a Miami per questioni di famiglia, non per scelta logistica, anche se devo dire che il clima corrisponde esattamente alle mie preferenze, non amo il freddo e quindi passare il Natale a 25 gradi non mi dispiace affatto.

Fino a 6/7 anni fa circolavano per le strade moltissimi taxi, con un livello professionale assolutamente non paragonabile a quelli italiani. C’erano tassisti che a malapena parlavano e comprendevano l’inglese, la loro conoscenza delle strade e del codice era del tutto approssimativa e si vivevano vere e proprie avventure.

Poi arrivarono Uber e Lift ed i navigatori informatici, prima Tom Tom e poi i cellulari e la musica cambio radicalmente, non tanto per la precisione negli itinerari, che erano sempre quelli proposti dalle app e mai un minimo di scelta critica da parte del guidatore, al punto che spesso valeva la pena di indicargli la strada passo passo.

Sono stati alcuni anni di puro godimento da parte degli utenti, con tariffe incredibili per tragitti anche di mezz’ora, che a Miami sono uno spostamento normale, si pagavano 3-4 dollari o anche meno in “car pull”, ovvero condividendo la corsa con altri passeggeri.

Non valeva neppure la pena di viaggiare con la propria auto per la quale c’era il problema del parcheggio, con Uber o Lift si andava ovunque e naturalmente anche i tassisti ufficiali dovevano adeguarsi.

Siamo tornati dopo due anni di pandemia e sorpresa: sono pressoché scomparsi i taxi, non ci sono proprio più se non quelli che fanno percorsi lunghi da città a città, diciamo gli extra urbani. Le auto gialle all’interno della città non ci sono praticamente più.

Alla scomparsa dei taxi, magicamente ha corrisposto l’aumento vertiginoso delle tariffe di Uber e Lift, parliamo del 500%, per cui una corsa che costava 5 dollari adesso ne costa dai 25 ai 30.

Per un tragitto di 6 chilometri ed un tempo di mezz’ora ci vogliono circa 35 dollari.

Abbiamo fatto un rapido calcolo che se non avessimo avuto un’auto a disposizione solo in tragitti indispensabili, per i due mesi di permanenza ci sarebbero costati circa 4.000 dollari.

Ecco il risultato dell’avvento delle grandi multinazionali in un settore di piccoli imprenditori che lavoravano in proprio o per piccole compagnie.

Non penso che un autista di queste multinazionali sia inquadrato con gli stessi criteri dei tassisti che lavoravano con un contratto di lavoro regolare, ma su questo punto l’America fa storia a sé.

Alla fine della riflessione rimane una constatazione: sarà pur vero che in Italia i tassisti sono una corporazione di fatto, contro la quale nessun governo è riuscito ad imporre nuove regole e questo la dice lunga non tanto sulla forza della corporazione, quanto sulla debolezza dei nostri governanti, che per un pugno di voti venderebbero le loro madri, ma è altrettanto vero che l’alternativa a queste lobbies non sono le multinazionali.

Forse si imporrebbe una soluzione cercata in modo serio, ma credo che sia un’utopia come il mondo di uomini onesti.