Riordinando per motivi di lavoro circa un migliaio di articoli che ho scritto in dodici anni di gestione dei nostri vari blog sulla marcatura CE e sui vari servizi, mi è capitato di leggere dei titoli veramente sorprendenti.

Ironici ed a volte surreali.

Ma dodici anni fa avevo meno di sessant’anni, molto spirito combattivo, a volte eccessivo, che mi ha portato a litigare con più di un cliente perdendolo, anziché cercare di spiegargli le cose.

Si sa i giovani sono irruenti.

Oggi litigo meno e cerco di spiegare meglio le cose, con più pazienza e disponibilità, ma questa calma purtroppo si estende anche in altre direzioni.

Ho trovato alcuni articoli che parlavano della crisi economica e nei quali esprimevo le mie opinioni.

La crisi che viviamo da due anni è molto più grave di quella economica iniziata nel 2008 e proseguita negli anni successivi.

Quella di adesso è globale e colpisce indistintamente tutte le classi sociali, naturalmente risultando più pesante per i più deboli.

Però con dispiacere ho notato che non ho scritto nulla.

Certo ci occupiamo di questioni tecniche: marcatura CE, sicurezza dei prodotti, sistemi di gestione, ma dietro tutto questo ci sono persone; quindi, non possiamo restare al di fuori di una questione così grave da avere gli stessi effetti di una guerra, che è veramente mondiale, perché colpisce tutto il mondo.

Il motivo del nostro silenzio ha molte cause: dibattiti che si svolgono con gli insulti, farneticazioni di vario tipo, esperti di tutto e del contrario di tutto, per tale ragione abbiamo evitato di immischiarci in qualsiasi modo.

Adesso però questo periodo di pausa è finito, non accettiamo più di stare in silenzio di fronte alla morte di un’intera società.

La gestione di tutto ciò che gira attorno alla pandemia ha portato alla situazione che è sotto gli occhi di tutti, le persone si stanno ritirando nel privato.

Chi crede nelle precauzioni e si è vaccinato rimane a casa per non correre rischi e perché l’indole prudente prevale.

Chi non crede nelle versioni ufficiali, viene tenuto ai margini con vari strumenti sui quali si potrebbe dibattere e che, come tutte le mezze misure, servono a poco se non a nulla.

A prescindere da come uno la pensa ciò che vediamo giorno dopo giorno è la progressiva uscita dal contesto sociale di milioni di persone che non partecipano più a nessuna attività collettiva.

Oggi chi va in palestra, frequenta bar e ristoranti, va al cinema o a teatro, sempre che ne abbia possibilità, è quasi un carbonaro.

Le attività sociali sembrano una candela giunta al limite dello spegnimento.

Scrivo queste righe perché non mi arrendo a questa guerra di trincea in cui ci siamo cacciati.

Non possiamo accettare di fare una vita da morti viventi, non è vita.

Riprendiamoci i nostri spazi, usiamo tutte le precauzioni possibili, ma usciamo, riempiamo di nuovo le piazze, le palestre, i cinema, i ristoranti, i bar e tutti i luoghi di socialità, mantenendo le distanze ed usando le mascherine.

La soluzione non è rimanere a casa, comunque il virus si diffonde e ci arriva a domicilio, perché ci sono coloro che non utilizzano alcuna precauzione.

Ad esempio, in un concerto all’interno di un locale con un centinaio di giovani, nessuno usava la mascherina ed erano tutti ammassati, questa è una delle cause della diffusione e del primato del Veneto per numero di contagi, ma essere fuori significa anche controllare queste situazioni, rimanere in casa vuol dire ignorarle, ma ci sono.

Rimanere in casa non ci preserva comunque, perché qualcuno esce e ci può portare in casa il virus senza che ci scomodiamo, perché sono i comportamenti a rischio e la mancanza di precauzioni il vero problema e la soluzione non è l’isolamento, se non è globale.

Non importa se questo articolo lo leggeranno pochi ed alcuni lo lasceranno a metà, basta che anche uno solo cambi atteggiamento ed avrò fatto qualcosa di utile.

La vita sociale sta morendo, ognuno di noi può fare qualcosa con i propri limiti ed in base alle proprie convinzioni.