Crollo del campanile: il fatto non sussiste

Recentemente ho letto un articolo di cronaca giudiziaria, che in realtà potrebbe essere collocato in qualsiasi data è in qualsiasi luogo del nostro Paese.

Questa la sintesi: crollo del campanile che causò la morte di tre persone (un’intera famiglia), assolti i cinque indagati perché il fatto non sussiste.

La lettura oltre che lasciarmi sgomento mi ha fatto sorgere spontanee alcune domande:

  • Quindi il campanile non è crollato?
  • Non è morto nessuno?
  • Nessuno è colpevole, perché la causa del crollo è da ascriversi a morte naturale del campanile?
  • La responsabilità è dei tre morti (con il dovuto rispetto), perché erano nel posto sbagliato, nel momento sbagliato?

Naturalmente questa cronaca in un Paese di normalissima civiltà, non avrebbe ragione di esistere, ma perché privarci del famoso “made in Italy”?

La questione è molto semplice e va riportata all’interno del buon senso, merce sempre più rara.

Quali possono essere le cause

Nel caso di una rottura, un crollo, un qualsiasi danno che si verifichi in un’opera dell’ingegno umano, è proprio nell’umano che vanno cercate le cause.

Escludendo il fulmine a ciel sereno, la caduta di un meteorite e poco altro, tutti gli eventi drammatici che coinvolgono opere dell’uomo possono essere ascritti direttamente o indirettamente ad un suo errore.

Un campanile può crollare per i seguenti motivi:

  • È stato progettato male o in maniera non adeguata alle possibili calamità naturali, che è solo una parte dei criteri di progettazione e calcolo.
  • Non è stato realizzato secondo quanto indicato dal progettista.
  • La direzione lavori non è stata diligente per fare in modo che quanto realizzato corrispondesse al progetto.
  • Il collaudatore non ha eseguito il collaudo in modo adeguato.
  • La manutenzione non è stata eseguita secondo quanto previsto dal costruttore, dalla legge, dal progetto di manutenzione

Dolo, errore o entrambi

In tutti i casi sopra elencati è solo l’uomo che ha la responsabilità delle azioni collegate ad ogni singola voce elencata, non esistono fatalità, ma solo errore, dolo o entrambi.

Quindi in casi di crollo (spettacolare e disastroso quello del palazzo di Miami, ma non di meno i crolli nostrani) o rottura di un manufatto realizzato dall’uomo, si dovrebbe ricercare se c’è stato solo errore o dolo o entrambe, quindi la formula conclusiva di un’azione penale non può essere: perché il fatto non sussiste! Questa è pura follia, sia sul piano legale che su quello del buon senso.

Cosa significa che il fatto non sussiste? Forse il campanile non è caduto? Forse le persone non sono morte? Forse non ha sbagliato nessuno? Quindi il campanile è caduto perché stanco di stare in piedi!

Questa è la conclusione a cui è pervenuto un tribunale italiano e se ne abbiamo parlato non è per commentare la sentenza, si commenta da sola, ma per rendere evidente quanto l’uomo riesca a modificare la realtà anche nei casi lapalissiani.

Chissà se un giorno qualcuno si preoccuperà ed occuperà di fare giustizia nei tribunali italiani.

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